lunedì, agosto 07, 2006

E la chiamano estate


Una grande e struggente canzone di Bruno Martino, cantante confidenziale anni '60 scomparso qualche anno fa (più introverso e meno romantico forse dell'altro cantante dello stesso tipo, Nico Fidenco, credo tutt'ora in qualche attività nei revival televisivi e di piazza), da il segno di questa estate, tra bolle di calore, temporali e acquazzoni subtropicali, sommosse di piazza (tassisti e calciopoli) e guerre libanesi.
Non che le estati di pochi o tanti anni fa non conoscessero eventi più o meno negativi e luttuosi (nel 1968, era di agosto, l'invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati del patto di Varsavia, nel 1982 la "vecchia" invasione israeliana del Libano, nel 1985 il disastro della frana di Stava, nel 2000 l'affondamento del sommergibile Kursk...).
Forse era diversa la percezione di quegli eventi, come appunto un acquazzone che scoppiava più o meno lontano o vicino ma poi si esauriva, e si tornava ai materassini di gomma, alla "stessa spiaggia, stesso mare", alle "pinne, fucile ed occhiali", a scrivere "t'amo sulla sabbia", alle angurie da mangiare in riva al mare nelle sere più fresche.
Ora invece, finiscono tra parentesi proprio i riti tranquillizzanti della quotidianità estiva, le canzoni d'estate durano al massimo un'estate, il bollettino degli incidenti stradali non conosce pause, le vacanze non sono forse mai state così piene di angosce, tutto si consuma in un eterno presente perché il futuro è una scommessa, si progetta poco e niente della vita.
Forse per questo abbiamo bisogno di anestetizzarci con euforie collettive (ma il mondiale vittorioso sembra finito da un pezzo e alle finestre rimangono sparute bandiere dimenticate o non rimosse per pigrizia) passeggere come acquazzoni estivi, che lasciano un clima ancor più umido e appiccicaticcio.
Umido e appiccicaticcio è il clima morale, e non solo alle nostre latitudini.
Israele ha ragione, si difende, intravvede dietro il turbante e la barbetta dell'occhialuto Nasrallah il viso cattivo e sfigato degli ayatollah iraniani, ma poi fa una ecatombe di donne e bambini, che saranno pure le moglie e i figli degli hezbollah, ma non è un bel vedere di cadaveri calcinati.
Condoleeza ha scoperto il multilateralismo, ma nemmeno lei sa come si esce dal pantano iracheno, e cosa si può fare in concreto per contrastare e vincere la battaglia della democrazia in società islamiche che hanno cadenze civili, quanto ai diritti, premedievali, segmentate in tribù, con uomini baffuti o barbuti e donne velate o burkate.
Castro è un dittatore-satrapo che opprime la sua isola, ma l'alternativa di una liberazione cubana potrebbe essere il ritorno puro e semplice agli anni di Fulgencio Batista, quando era il bordello e la casa da gioco del cortile di casa degli U.S.A. (e la prostituzione giovanile o addirittura infantile dell'Avana ne è la scoraggiante premessa).
Il Papa non mediatico si sforza di guidare la grande nave della Chiesa universale, ma le chiese particolari sono semivuote, qualche volta popolate di preti impresentabili, e il risveglio delle coscienze sembra così remoto.
Le baruffe chiozzotte parlamentari proseguono indisturbate, tra ministri di lotta e di governo che incarnano il peggior populismo (da Di Pietro al ministro rifondarolo della solidarietà sociale, tal Ferrero se non mi sbaglio), furbate dilibertiane per strappar voti nell'area dei c.d. movimenti, improvvisate agostane di Casini, cafonate more solito di Berlusconi, dichiarazioni inattendibili di Prodi circa la forza della sua sfilacciata maggioranza.
Molto stanco e un po' nauseato torno a scrivere sul mio solitario blog dopo un mese, e di una cosa sola sono certo: erano meglio le estati dei '60 e '70, magari anche degli '80, perché dal '90 in poi la convulsione della caduta dei blocchi, il terrorismo islamico, la crisi della prima repubblica, la nascita di una scalcinata seconda repubblica, la perdita di virtù civili e di senso dei valori e dell'esistenza sono state esiziali per lo spirito pubblico e anche per l'umore privato.
Certo ogni cambiamento è travaglio, dall'inabissamento dei vecchi equilibri ne nasceranno altri, qualcosa di buono alla fine spunterà all'orizzonte.
Ma se penso che, negli anni '70, il musical "Hair" dipingeva ottimisticamente il 2000 come l'era del progresso, dell'illuminazione, della pace, dell'ottimismo, perché era dell'Aquario (e io sono un aquario!), sorrido amaro, almeno per il momento.
Quella di Bruno Martino era, nonostante tutto, un'estate; questo mi sembra invece "il lungo inverno".