venerdì, maggio 08, 2009

L'ARMA FINALE: LA BOMBA DELLA LOLITA


I tedeschi negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale furono illusi che le sorti del conflitto, ormai irrimediabilmente segnate, potessero essere rovesciate con l'arma finale; ma in effetti nonostante gli scienziati nazisti si dilettassero con l'acqua pesante erano ancora ben lontani dalla atomica, cui invece erano vicinissimi gli americani, che nell'estate del 1945 ne fecero un uso "spettacolare" anche per mandare un avvertimento a Stalin.

La sinistra radical chic dei Santoro, Travaglio, De Gregorio (Concita), Vauro, La Repubblica e L'Espresso, e compagnia di giro cantante, si è convinta di aver trovato l'arma finale per abbattere Kaiser Silvio.

E quest'arma ha le sembianze, in f0ndo un po' banali e veline, di una ragazzotta di Casoria, figlia di un messo comunale, che risponde al nome gentile di Noemi, e che come molte ragazze più o meno belline della sua generazione (ma anche di quelle precedenti) vorrebbe arrivare al successo e ai soldi facili passando per le porte della TV, o almeno per quelle di Montecitorio (ma ovviamente solo come ripiego).

Perché, com'è noto, agli italiani tutto puoi chiedere e tutto possono tollerare, essendo campioni di vizi privati senza pubbliche virtù, meno che toccare "la famiglia" e i ccriature"; e quindi se insinui, suggerisci, arguisci, che uno che fa addirittura il presidente del consiglio dei ministri, ovvero il premier, attenta alle virtù della famiglia e sopratutto a quelle di una "minorenne", il risultato dovrebbe essere una deflagrazione distruttiva in senso figurato come l'atomica americana, con Silvio polverizzato quasi all'istante nel consenso popolare.

Il teorema Noemi è presto costruito: basta dire che il padre è un oscuro messo comunale (che ha avuto qualche guaio giudiziario di corruzione, anche se è stato assolto), che Silvione si precipita alla festa della ragazzotta e le regala un monile, che la criatura chiama Silvio "papi", che ha fatto un libro fotografico mandandolo in giro, ovviamente anche a Mediaset, che pare sia stata coi genitori ad Arcore e forse anche in Sardegna.

E se tutto questo non basta, rinforzare la bomba sporca con qualche condimento gossipparo, come la dichiarazione della Veronica che dicendo, a commento della illazione che la Noemi sia una figlia illegittima (pardon naturale ma non riconosciuta) di Silvio, "magari fosse sua figlia!" mette un suggello di dolente rassegnazione alla turpe idea della relazione tra l'anziano tycoon settantatreenne e la fresca fresca diciottenne, ovviamente con la ignobile complicità dei due genitori lenoni, a questo punto emuli dei Tenardier de "I Miserabili".

Perché poi la Veronica lascia intendere, anzi sostiene, che Silvione "non sta bene", cioé è malato, e che lei aveva implorato i suoi famigli e collaboratori di aiutarlo ma è rimasta inascoltata.

Ne nasce l'immagine di un anziano sessuomane, col chiodo fisso, che come tutti i dipendenti da qualcosa ha bisogno di dosi sempre più grandi di trasgressione, e non bastano più le trentenni, le venticinquenni, le ventenni, ma ci vogliono le diciottenni, già diciassettenni e prima ancora sedicenni o quindicenni.

Certo l'ideale sarebbe una bambina di otto o dieci anni, così l'immagine del pedofilo sarebbe piena, effettiva, autenticata; ma in mancanza d'altro basta essere comunque minori degli anni 18.

A me questa arma finale sembra come le V2 che bombardavano Londra: qualche palazzo poteva anche andar giù, ma di lì a polverizzare Westminster o Buchingam Palace, o il Ponte ce ne correva.

Così potrà crollare qualche pezzo di fondotinta cementizio dal volto del Cav., lasciando intravvedere le rughe e le borse sotto gli occhi, e i sondaggi flettere di due, tre, cinque punti.

Ma alla fine della fiera anche questa versione rosso-pecoreccia dell'antiberlusconismo potrebbe rischiare, paradossalmente, per rafforzarlo.

Perché Veronica che difende i figli distruggendo il loro padre nell'immagine, e manda lettere dolenti in giro per le agenzie di stampa e le redazioni dei giornali, non è la casalinga di Voghera che a fatica e caro prezzo (di spese legali) affronta la separazione sapendo che dovrà campare con un assegno di mantenimento di 400-600 euro; perché l'onesto meccanico di Abbiategrasso, che si compra a 50 euro l'amore mercenario delle lolite russe, ungheresi, rumene, baltiche, avrà forse un moto d'invidia, non di condanna per quello che lui stesso fa; perché le tante mamme tutt'inansia per le loro figliole, che ben vedrebbero sistemate anche come veline, figuriamoci come parlamentari, si ribelleranno all'idea di essere considerate anche loro delle venditrici delle filiali virtù.

E chissà che anzi il "popolino", tanto abborrito dalla sinistra radical chic, ma tanto concreto, reale e determinante, alla fin fine non solidarizzi pure con Silvio, pensando che la Veronica, ora raffinata e dolente, a suo tempo strappò il rampante e ricco imprenditore al talamo nunziale senza darsi troppo pena dei figli allora piccoli di primo letto, e che, in definitiva, come nel detto popolare, chi la fa l'aspetti.

A quel punto troverei giusto insignire Santoro, Travaglio, Vauro e la compagnia di giro della sinistra radical chic dell'Ordine di Silvio, giusta onorificenza di quattro guitti del giornalismo e della politica che tanto hanno fatto e meritato nel consolidamento del suo potere.