venerdì, settembre 04, 2009

A MIA MADRE

Occhi opachi e sbiaditi
specchiano i miei occhi,
e guardano distratti
un orizzonte non ancora
rischiarato dalla luce
delineato come linea d'ombra
e di ombre popolato
E le foto del passato
che restituisono brandelli di vita
sono istantanee della memoria,
la sua che appassisce
la mia che s'angustia
per afferrare almeno un poco
il senso vivo del ricordo
Ma nelle vene sue stanche e sfiancate
e nelle mie precariamente sane
(ancora ora e qui, ma poi chissà)
scorre lo stesso sangue vermiglio
e la sua carne è mia
e la mia carne è sua
perché lei mi appartiene dalla sera lontana
in cui mi diede scintilla di vita
e io le appartengo da quella sera e per
ogni istante di tempo
Si dovrebbe varcare sempre insieme
la soglia irreparabile
e ritrovarsi aldilà, nella luce o nell'ombra che sia
perché separarsi è impossibile davvero
senza perdersi
e sopravvivere è solo un frattempo
per ritrovarsi nella luce o nell'ombra